Ho sempre amato parlare delle persone, soprattutto di coloro che sono dinamiche ed intraprendenti. Questo è il caso di Carmen, una giovane di 36 sempre attiva e con una grande passione per la moda e per la sostenibilità!
L’ho conosciuta nel contesto del collettivo di Tramaplaza che si occupa di comunicazione degli eventi legati alla sostenibilità…
Per voi Carmen si racconta…
Chi è Carmen? Al momento dell’intervista sto ancora cercando di capirlo. Quello che posso dire è che ho 36 anni – metà dei quali trascorsi in Lucania e l’altra metà a Milano, dove mi sono trasferita per studiare Economia e Management per l’Arte e la Cultura – e molteplici passioni, che cerco caparbiamente di far confluire nella scrittura e nella fotografia.
Cosa fai nella vita? Essenzialmente leggo, parlo tanto e mi occupo di marketing nel settore dei servizi finanziari, un ambito in cui già da diversi anni la parola sostenibilità ha cominciato a circolare con insistenza. Cinque anni fa ho preso coscienza di cosa c’è, molto spesso, dietro i processi produttivi degli abiti che indossiamo e, dopo un periodo trascorso a cercare alternative etiche e sostenibili, ho aperto un blog per condividere le informazioni e i prodotti che non senza difficoltà riuscivo a trovare. Il blog si chiama Un calzino alla volta. Perchè? Perché dove sia finito il secondo calzino della coppia è uno dei più grandi misteri dell’umanità ma anche perché è una metafora dei piccoli passi che sono sempre all’inizio delle grandi trasformazioni. Quando ho iniziato a volerne sapere di più sul tema “Moda sostenibile” ho scoperto un universo fatto di grandi e piccole aziende e organizzazioni che stanno facendo piccoli e grandi passi nella direzione di un sistema moda responsabile. Tra questi ad esempio, il collettivo Trama Plaza, di cui ora faccio parte, che ha l’obiettivo di promuovere e raccontare la sostenibilità e la moda attraverso l’arte.
Cosa significa per te la parola moda? Cresciuta con il rumore di una macchina da cucire in sottofondo, per me la moda è stata a lungo quella dei grandi nomi dell’Haute Couture, della sartorialità e dell’abito come opera d’arte. Valori che ho ritrovato in quella che oggi chiamiamo moda sostenibile, un’etichetta moderna per un concetto che ha radici profonde, quello di fare le cose come si deve.
Da quando e da cosa è nata la tua passione per la creatività? La passione per la creatività è un concetto che mi appartiene da sempre, sicuramente influenzato dal un contesto familiare che mi ha insegnato ad apprezzare l’arte, l’artigianalità, il saper fare. Questo per me ha preso la forma di una curiosità quasi maniacale di capire cosa innesca i processi creativi, cosa succede nella mente di un creativo dal concepimento dell’idea alla sua realizzazione, che si tratti di un romanzo, di un’opera pittorica o di un tailleur Chanel.
Secondo te quali sono le nuove prospettive del futuro della moda? Secondo me la moda oggi si trova ad un bivio, ma la strada da seguire mi sembra segnalata abbastanza chiaramente: deve tornare ad essere ricerca e sperimentazione e guidare l’innovazione in ogni punto della filiera utilizzando le potenzialità offerte dalla tecnologia non solo come un vezzo ma come leva di cambiamento. La moda non può sottrarsi alle sue responsabilità. Come settore tra i più inquinanti al mondo deve darsi da fare per arginare i danni e ripristinare le risorse che ha sfruttato in maniera incontrollata, ma più di tanti altri settori può divertirsi un sacco nel farlo!