Una voce calda, che dona sicurezza mi accoglie. Eccola dinnanzi a me, Ricchezza Falcone, artista a tuttotondo, che ha sperimentato l’arte e cultura in forme molto differenti…
Ricchezza, nata ad Acri, nell’acre paesaggio delle colline calabresi, dopo essersi laureata a Perugia e si è trasferita a Roma. Nella capitale la designer, dopo aver trascorso molti anni come attrice, costumista e scenografa di teatro, cinema e televisione, ha iniziato un nuovo percorso artistico, mossa dalla passione per i materiali.
Parlando del suo percorso artistico,di sperimentazione e scoperta e del suo avvicinamento ai materiali mi dice “Il ferro, la plastica, la seta, la lana, il legno, le gomme industriali, i tessuti tecnici, le parole usate come contenitori. La prima forma è la borsa. La seconda tutto il resto.”
Tutte le opere di Ricchezza hanno una rilevanza nel palcoscenico internazionale. Le sue creazioni vengono utilizzate nella messa in scena di spettacoli ed opere teatrali e in alcune pellicole cinematografiche. L’artista ha ampia esperienza e riconoscimento a livello internazionale infatti lavora e studia con Emir Kusturica, Martin Scorsese, Susan Butson, Bruce Weber, Peppe Servillo, Alan Arian Misson,Pupella Maggio.
Ricchezza, dopo avere viaggiato tra New York, Spagna, Birmania, Francia, torna a Roma dove ha inaugura “Buonarroti 30” atelier nel cuore della Roma multietnica… oggi vive a Palermo, una città che definisce come il “ suo grande studio all’aperto”…
Conosciamo insieme Ricchezza…
Dalla scenografia alla moda. Parlaci di questo passaggio e associazione e di come è nata la tua passione per la moda… “Il mio contatto con i tessuti nasce fin da quando sono molto piccola, tate e sarte ricamatrici, hanno segnato la mia infanzia. Mia mamma ricamava e lavorava a maglia. Sono cresciuta con il suono del un telaio, che non scorderò mai, perché riecheggiava nella casa di una delle mie tate. Mi ha sempre affascinato questo intreccio di fili che dava origine al tessuto. Ero innamorata di questa magia tanto che la mia prima coperta l’ho fatta a sedici anni all’uncinetto, complice mia zia,ero sempre immersa nei fili, operavo con una rigorosità meditativa.Posso dire che tutto è nato lì…”
Raccontaci l’inizio della tua carriera… “Dopo essermi laureata a Perugia sono approdata a Roma dove ho iniziato a lavorare come scenografa, il mio primo lavoro importante è stato fare l’aiuto scenografo nelle “Piovra Cinque”. In seguito in teatro ho lavorato come performer… nonostante queste attività, la mia passione per i tessuti è rimasta viva. ho sempre cucito, ho sempre accoppiato tessuti con grande gioia.”
Parlando delle tue sciarpe mi dici “Ogni mio capo è un’opera”… Cosa vuoi comunicare tramite le tue creazioni? “Parto dal presupposto che nulla è impossibile. La mia fantasia entra in gioco quando finisce il progetto ed incomincia l’amore. Questa costituisce quella parte gratuita, il vero valore aggiunto che si dispiega nel momento in cui finisce il dovere. L’azione creativa, che contraddistingue il mio lavoro, parte dal tessuto per dar forma alle mie visioni. ogni mio accessorio nasce dalla materia e la trasforma per liberarla dalla struttura in cui è costretta. Sono particolarmente affascinata dall’aggregazione delle molecole che conferisce rigidità, morbidezza e setosità al tessuto. Non disegno modelli, ma fiori e sovrapposizioni di colori… amo quello che faccio , respiro, accoppio e sorrido. Approdo ad una miscela di tessuti dalle trame diverse per restituire diverse sensazioni tattili uso le stoffe come se fossero puro colore. Unisco il maschile al femminile per un risultato completo, ricostituisco l’unità. Tratto l’accessorio come pezzo d’arte. Non si indossa una sciarpa, ma uno stato dell’anima.
Accoppiamenti non tradizionali dei materiali. Parlaci di questa scelta… “Tutte mie sciarpe sono dei pezzi unici, così come unico è ogni essere umano, metto insieme tessuti talvolta stridenti tra loro, perché rappresentano la complessità dellecontraddizioni umane, nelle mie sciarpe tutto si mischia per dare vita all’accettazione delle diverse parti di cui siamo costituiti e che spesso ci fanno paura.Mi esprimo attraverso le sciarpe, che per me sono un esempio perfetto di abbraccio. Abbracciare Abbracciarsi.
Quali sono le principali sfide e difficoltà che una fashion designer come te deve affrontare quotidianamente? “Dietro ad ogni mia sciarpa c’è una scelta una comunicazione, una forma di amore, e la difficoltà è quella di far capire come un capo di abbigliamento possa rappresentare tutto questo. Il mondo commerciale , per come lo conosco io è cieco, e spesso non contempla la magia di un oggetto fatto a mano, per il quale a volte impiego anche giorni interi per realizzarlo…”
A quale target di clientela ti rivolgi? “A chiunque voglia indossare un capo con un Anima…”
Progetti per il futuro? “Tanti, ma essendo un pochino scaramantica preferisco non parlarne…