Qualcosa sta cambiando nel mondo della sostenibilità.
A dimostrarlo è NY dove è stata presentata la prima proposta di legge volta a punire brand ‘non sostenibili’ con l’obiettivo di riuscire a porre una maggiore attenzione e rilevanza verso l’affermazione di nuovi standard per un’industria tessile che sia effettivamente più vicina alle reali esigenze di questo secolo.
La Fashion Act, col New Standard Institute è stata firmata dalla senatrice Biaggi. Nello specifico la legge si propone di imporre a tutti i marchi con volumi di $100+ milioni e attivi sulla piazza newyorkese rigidi standard per la giustizia ambientale e sociale: tracciabilità e trasparenza, analisi sull’impatto ambientale delle attività produttive dirette ed indirette, goal scientificamente approvati per la riduzione di tale impatto e rendicontazione pubblica sugli stipendi pagati ai lavoratori. Per i brand inadempienti multe fino al 2% dei propri ricavi.
La senatrice sottolinea che l’obiettivo è aiutare un mercato oggi fuori controllo, incapace da solo di raggiungere un equilibrio sostenibile.
Non è un piano perfetto, ma emerge un potenziale impatto positivo per:
1. i brand medio-piccoli ed etici, oggi schiacciati da una competizione impari contro realtà la cui imbattibile forza commerciale (a suon di prezzi al ribasso) è frutto esclusivo di una sistematica oppressione delle risorse sociali e naturali;
2. Produttori che, finalmente, potranno esigere senza paura di ritorsioni una più equa distribuzione della ricchezza e pagamenti adeguati;
3. Mondo vegetale e animale;
4. Lavoratori oggi vittime di opprimenti dinamiche economiche-sociali e di correlate ingiustizie ambientali.