MADRE TRINITÀ, il Trittico pittorico, di Loredana Raciti
La scelta di lavorare a un trittico non é casuale. Il trittico è una struttura formale ereditata dal passato, rappresentativa in particolare dell’arte sacra destinata agli altari delle chiese dal medioevo in poi, e che ben si presta a servire una rappresentazione di grande respiro. Il tema è alto, drammatico, come il canto di un coro attico nell’imminenza del compimento del sacrificio. Se fin dall’antichità l’essere umano ha cercato il senso della sua esistenza e sofferenza, dando vita alle varie filosofie, cosmologie e religioni, la visione di Loredana Raciti è sciamanica, magico-psichica, evoca archetipi di fecondità, elementi maschili e femminili, in una dimensione di ritorno allo stato primordiale, mitico. Lo sciamano risveglia la grande Madre, la prima autentica trinità della storia religiosa dell’uomo, l’unica che riunisce in una sola persona divina tre diverse manifestazioni divine: l’impubere, la donna feconda,l’anziana. Un dio detto unico, El, non fu solo; in un tempo remoto una sposa gli sedeva accanto e insieme formavano una coppia divina. Era Asherah, divinità femminile della fecondità. Di lei poi furono cancellate le tracce , quando, caduto il tempio della città sacra, morti tutti gli dei, uno solo sopravvisse, temibile, temuto e lontano, e la verità fu nascosta, e col tempo fu detta essere il falso…
“Madre Trinità” racchiude verità che sfuggono inizialmente alla nostra comprensione, ma l’intento dell’Artista è aprire a un nuovo ascolto, rendersi portatrice di immagini nuove, di nuove metafore, capaci di rimuovere il senso comune e le narrazioni accettate e istituzionalizzate all’interno della società.Un realismo magico e mitico pervade l’opera, luogo ricco di simbologie, in una atmosfera metafisica…
Loredana Raciti, rivela con ferocia, ma senza morale. Un candore nudo e spietato, che dal tratto, apparentemente infantile, non palesemente traspare. E’ in lei, in arte, una sintesi estrema del linguaggio ad argine di una dirompente carnalità esistenziale, e quel che può apparire la fiaba, come labirinto, nasconde la crudele realtà…
La tecnica, mista, acquerello quasi a secco e pigmenti, ha richiesto rigore esecutivo e puntuale precisione analitica, un isolamento monastico, disciplina. Il creatore perduto dentro la sua follia, e l’opera, il suo sudario…
Domenica Giaco
La danza e la gestualità accompagneranno la presentazione dell’opera, grazie all’intervento di Marialuisa Sales, maestra di danza classica indiana, che con le sue divine movenze farà da interprete oracolare, e grazie alla partecipazione della piccola Ikhlas Ayah Masonicic nel ruolo di commovente, ferito cigno nero a cui si sono recise le ali. Per i costumi , la valorialità di Isabella Sensini. D.G.
Mostra Collettiva “APOLIDI/ Identità non disperse”,
Direzione Artistica a cura di Antonietta Campilongo.
Museo Palazzo Merulana, inaugurazione 20 novembre 2019