Oggi vi presento lettera D, un progetto che ripropone i materiali naturali, la canapa, il lino, lino e cotone, di un tempo, lavorati a telaio, e li rielabora in modo ironico e romantico per i tempi di oggi.
Alla base di lettera D ci sono federe, lenzuola, asciugamani, coperte saranno destinati ad arredare gli ambienti della casa o diventeranno accessori da indossare. Ogni cosa può essere reinterpretata per usi diversi da quelli di un tempo.
L’approccio di lettera D vuole essere un modo per far conoscere o riscoprire questi materiali puri, così gentili e forti, impreziositi anche da merletti e ricami.
Scopriamo insieme il progetto…
Perchè si chiama lettera D? “lettera D” è l’iniziale del mio nome, Donatella, ma anche altro. È un elogio alla persona di Adriano Olivetti (lettera 22), è un elogio alla lentezza, al riappropriarsi del tempo per poter scrivere una lettera, usando carta e penna, usando la mano; è un modo per ricordare i colori, i profumi di luoghi e di persone che non ci sono più e oggi sembrano sempre più lontani ma, in realtà, temporalmente non lo sono. Ritengo sia importante, per ognuno di noi, conoscere il mondo prima di adesso, il tempo in cui le cose venivano fatte per durare, con sapienza e pazienza, rispettando i naturali tempi di realizzazione e le conoscenze di ognuno.
Quali sono i vostri obiettivi? Il primo passo è riuscire a diffondere l’utilizzo dei tessuti naturali, in primis la canapa. E’ ancora poco conosciuto e quando ne parlo per raccontare le sue preziose caratteristiche, avverto una certa resistenza. Se si pensa che l’Italia, nel secolo scorso, è stata la seconda produttrice mondiale di canapa, fa impressione questa inconsapevolezza. Scegliere qualcosa realizzata con la canapa al momento è purtroppo ancora una scelta di nicchia, ed allora approfitto di questo spazio per descrivere, con tutto l’entusiasmo che mi ha portato a conoscerlo e tutto d’un fiato, le sue caratteristiche: il tessuto di canapa è igroscopico e traspirante e termoisolante e anallergico e antibatterico e resistente ai raggi UV ed è anche soprattutto forte, dura nel tempo. Questo è per me il primo obiettivo, quello fondamentale, a cui potrà seguire lo sviluppo del lavoro in varie forme.
Progetti per il futuro? Di recente ho realizzato la biancheria da letto e da bagno per una casa vacanza di prossima apertura. La casa è stata sottoposta ad un restauro conservativo seguendo i criteri green ed il mio lavoro è stato realizzato con 100% canapa. Ho avuto l’opportunità di svolgere il lavoro in totale armonia con i principi di lettera D e vederlo contestualizzato in un ambiente coerente, sostenibile, che valorizza il proprio territorio, beh è stato davvero soddisfacente. Ecco, nel futuro mi auguro altre collaborazioni di questo tipo. Mi auguro anche che realtà artigiane collaborino mettendo in campo caratteristiche e saperi diversi per raggiungere un obiettivo comune: lavorare in armonia con l’ambiente, rispettandolo e valorizzandolo, che, secondo me, porta anche armonia tra le persone (perchè, diciamolo, c’è bisogno anche di questo!)
Che cosa significa per voi la parola sostenibilità? È l’imperativo per fare bene. Oggi non possiamo prescindere dalle scelte sostenibili, devono accompagnare e indirizzare il percorso scelto, dall’idea alla realizzazione. Utilizzare tessuti naturali è stata per me una scelta ben precisa, che racchiude tante cose: la realizzazione di ogni pezzo richiede tempo, non si puo’ avere fretta (rispetto del tempo), elogiare le mani abili e pazienti (la memoria della tradizione), far conoscere e rivivere la forza e la luce dei tessuti naturali (la bellezza), Questo è per me fare bene e lo ritengo un sinonimo di sostenibilità.
Come coniugare la sostenibilità all’interno del vostro progetto? Il laboratorio di lettera D è stato organizzato nel sottotetto di una casa costruita in bioarchitettura 12 anni fa, la mia! Nel mio lavoro non ci sono scarti, uso materiali talmente preziosi che qualsiasi avanzo viene messo da parte in attesa di una nuova ed idonea destinazione, per questo è anche positivo lavorare su ordinazione perché mi aiuta a progettare in modo corretto il consumo. Aggiungo infine e rapidamente che la coltivazione della canapa è amica dell’ambiente:
- richiede poca acqua
- non ha bisogno di pesticidi e diserbanti
- assorbe anidride carbonica (e per questo viene impiegata anche nel mondo della bioedilizia)
- con le sue radici che raggiungono le profondità del terreno, previene l’erosione del suolo.