La sostenibilità è un argomento di cui sentiamo parlare quotidianamente e coinvolge ogni tipo di business, sembra semplicissimo, ma per ogni settore il raggiungimento di tali obiettivi è molto complesso.
Ormai è un concetto che i governi e le aziende non possono ignorare, ma piuttosto devono farne una priorità nei loro modelli di business.
L’industria della moda, settore manifatturiero, che si colloca tra i più redditizi, ha un fatturato di 72,5 miliardi di euro nel 2020 in Italia, ma allo stesso tempo è considerato il secondo più inquinante, dopo il settore petrolifero.
L’attuale modello di tessile si basa sui principi dell’economia lineare e del fast fashion, ovvero produrre abiti economici e di tendenza molto più velocemente della moda pianificata, inquinando il pianeta per la quantità di materie prime utilizzate e portando ad un’esacerbazione del divario sociale , soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Oggi ci sono realtà italiane che stanno agendo per contrastare il modello lineare nel settore della moda, utilizzando il modello di business della sharing economy basata sull’economia circolare, e come questo tipo di economia abbia diversi benefici in ambito ambientale e sociale termini. Inoltre, si evidenzia come questo modello dia al consumatore un modo alternativo, anche più economico, di far parte di una comunità con un’importante causa etica, ponendo quest’ultima al centro del business, rispondendo ad un bisogno sempre più forte di passare dal B2C modello ad un modello human to human, che pone l’accento sulle relazioni interpersonali, dando la possibilità di gestire personalmente il proprio processo di acquisto.
