Se penso alla ceramica e all’argilla mi si crea un’associazione immediata. È quella con Veronica e la sua Athanor .
Veronica Pireddu, classe 1983, originaria del Sulcis-Iglesiente, area del sud-ovest sardo, è una artista e amante dell’arte della creazione e – in particolare – della ceramica.
La designer è arrivata per caso, forse per sbaglio a questo mondo che oggi è la sua vita e la sua carica, il suo dinamismo e continua fonte d’ispirazione… la nascita di un amore, di un vero amore è quella che lega Veronica a questa materia che plasma e trasforma… nonostante avesse studiato all’ Accademia di belle arti, per anni proprio non riuscivo a vedere me stessa come artista, quasi avesse una sorta di rifiuto verso il mondo dell’arte nel suo complesso, ma ha infine capito che doveva “far pace” con la sua creatività.
La giovane è dinamica, oggi vive a San Giovanni Suergiu, ma sin ai suoi 19 anni non ha fatto altre che variare periodicamente domicilio… da Sassari a Cagliari, da Roma a Milano sino, poi, a Sydney. Lei adora viaggiare, spostarsi, ma per concretizzare la sua ambizione artistica ha scelto di fermarsi.
Veronica è molto introversa, per lei non è semplice esprimere emozioni o sentimenti ed è forse per questo che solo “tardi” ha effettivamente compreso la sua “via artistica” con l’argilla…
Scopriamo Veronica…
Come è nata la tua passione per la moda e in particolare per gli accessori? “Credo che la mia passione per la moda sia letteralmente paragonabile ad un vero e proprio colpo di fulmine! Reputo che per anni non ho avuto né nessun gusto nel vestire né il minimo interesse per l’abbigliamento, gli accessori o il make-up. Ero totalmente disinteressata a questo mondo e probabilmente non sapevo nemmeno cosa davvero significasse abbinare due cose insieme, creare degli accostamenti… Proprio per questo motivo i miei outfit non erano nient’altro che un insieme di look fatti da magliette sportive molto larghe, jeans e scarpe da ginnastica. Parliamo del trucco? Raramente! Accessori?! Mai…! Poi tutto è cambiato all’improvviso nel 2009. In quel momento mi trovavo a Roma, studiavo all’accademia e lavoravo in una gelateria di Garbatella, quartiere dove attualmente abitavo. Sai, le mie colleghe erano così “stilose” che sono rimasta letteralmente ed estremamente affascinata al punto che mi sono fatta travolgere volentieri nel “vortice del fashion”, come mi piace chiamarlo! È stato in quel momento, in quell’istante che è nata la mia passione per la moda e per gli accessori, in particolare per gli orecchini, che sono oltretutto l’accessorio che ho creato per primo, quando ho iniziato a sperimentare con l’argilla.”
Raccontaci l’inizio della tua carriera… “Nel 2013, dopo l’ennesimo lavoro poco gratificante, ho provato a rompere il circolo vizioso. Mi sono licenziata e sono partita, sono andata in Australia con un obiettivo: costruire il mio futuro da artista della ceramica. Ho fatto un corso a Sydney per approfondire la mia conoscenza del materiale e, una volta tornata, ho acquistato il forno e tutto ciò che mi sarebbe servito per cominciare: argilla, colori per ceramica, attrezzi per modellare e incidere. Ho cominciato a vendere nei mercati estivi di artigianato e hobbistici nelle località turistiche della mia zona e ho aperto i profili social su Facebook e Instagram.”
Parlaci del naming del tuo brand… “Sai, appena ho letto il termine “Athanor” e ho compreso il suo vero significato su un libro di Salvatore Brizzi, ho capito all’istante che doveva essere il nome del mio brand. Athanor è il forno alchemico ovvero la fornace dove gli alchimisti trasformavano il piombo in oro. Ovviamente si nasconde un significato esoterico dietro questo termine…l’Athanor è che lo spirito umano.
“Il Significato dell’Athanor non è, infatti, quello di un comune forno in cui cuocere i metalli, “non è un forno della specie di quello dei chimici”; esso “di cui i filosofi hanno un gran segreto” altro non è che lo spirito umano, dove avvengono realmente le ‘combustioni’ e arde il Fuoco Segreto. Attraverso la forma del forno con i suoi involucri, piani e vari strati non si vuole dare altro che una metafora semplificata del complesso delle qualità mentali, spirituali e fisiche dell’individuo, le trasformazioni delle quali lo condurranno al conseguimento della Pietra Filosofale…
L’alchimista inoltre rispecchiava il proprio spirito nell’ athanor: infatti l’athanor era in grado di “bruciare” le impurità di un metallo impuro quale il piombo sino a renderlo oro, e così l’alchimista doveva essere in grado di liberarsi dei propri “peccati” purificandosi e studiando sino a divenire luce e maestro alchimista”.
L’Alchimia è ricca di significati esoterici e dietro alla trasformazione del piombo in oro e della ricerca della Pietra filosofale si nasconde il vero significato dell’alchimia stessa: la trasformazione del sé. La trasformazione da uno stato ad un altro avviene per mezzo della combustione all’interno dell’Athanor. L’alchimia è, quindi, trasformazione.
Molto di ciò che il mio brand rappresenta è, quindi, racchiuso in questo termine. Nasconde e racchiude l’alchimia dell’argilla che diventa ceramica, ci sono immersa io stessa con le mie trasformazioni: da ragazza disinteressata alla moda che diventa “fashion addicted”, dal mio rifiuto di “fare l’artista” sino alla consapevolezza di non poter forse essere nient’altro. C’è dentro ognuno di noi, che ha sempre la possibilità di trasformare e migliorare. Ecco quanto vorrei comunicare a chi indossa un mio gioiello.”
Parlaci dell’uso e della scelta del materiale… “Ho scelto l’argilla per la sua natura “alchemica”. Sebbene in ogni creazione ci sia dell’alchimia (è insita nell’atto stesso del creare), uno scultore parte sempre dalla pietra e crea una figura scolpendo, trasformando un’idea in una scultura; un pittore trasforma una tela bianca in un dipinto; ma quale altro materiale è in grado di cambiare il suo stato? Di passare praticamente da una materia a un’altra materia? Forse il vetro e i metalli, che però non si possono modellare a mani nude e, quindi, è un contatto meno “diretto”. Quale materia è più alchemica dell’argilla? Cambia il suo stato all’interno dell’Athanor!”
Come avviene il processo di creazione del gioiello? “La prima fase si svolge nella mente: penso a un gioiello e se e in che modo è realizzabile. Lo visualizzo già finito, montato, perfino indossato. La fase successiva è il progetto: credo una serie di schizzi finché non giungo ad un disegno che mi soddisfi. Questa fase è piuttosto dettagliata perché è in questo momento che definisco con precisione l’aspetto del gioiello (dettagli, decorazione, colori, dimensioni). Dopodiché passo alla realizzazione, partendo dall’argilla cruda modello il pezzo a seconda dell’aspetto che dovrà avere. Per molti dei miei gioielli parto da una sfoglia di argilla che stendo con il mattarello, da cui ricavo delle forme circolari. Successivamente attendo che raggiungano un certo grado di essiccazione e passo alla decorazione con ingobbi (colori a base di argilla e pigmenti che si danno sull’argilla cruda) e sgraffitto con un utensile appuntito. Inforno per dieci ore a 1080° e ottengo il pezzo in terracotta. A questo punto immergo ciascun pezzo nella cristallina, che renderà i pezzi lucidi e impermeabili, e inforno per altre dieci ore alla stessa temperatura, dopodiché ho i pezzi pronti per essere montati. Questa è la lavorazione che uso maggiormente, ma non è l’unica. Sai, il mondo della ceramica è variegato ed esistono davvero tantissime tecniche diverse.”
A chi ti ispiri nella definizione della linea e nella scelta dei colori? “Sono molte le ispirazioni di cui mi avvalgo per la creazione dei miei gioielli. Ultimamente sono attratta dallo stile minimalista e, infatti, le mie ultime creazioni sono forme geometriche semplici e monocromatiche. Sono affascinata dalle forme simmetriche e speculari, elemento che si evince nella prima linea di orecchini che ho creato. La simmetria è equilibrio e il concetto di equilibrio mi riporta all’alchimia: l’equilibrio (di tipo emotivo) è una condizione che si può conquistare tramite un processo di trasformazione interiore. Altre fonti d’ispirazione lo stile liberty, i tatuaggi tribali e i tatuaggi all’henné, ma anche un certo stile fantasy riconducibile soprattutto al mondo de “Il Signore degli anelli” di Tolkien, agli elfi e a come questi sono stati magnificamente rappresentati nella trilogia di film diretta di Peter Jackson. Ulteriore aspetto per me importante sono i simboli, soprattutto esoterici che rimandano sempre in qualche modo alla spiritualità, come il fiore della vita, il simbolo dell’ OM e i chakra. Spesso nelle mie decorazioni è come se creassi dei simboli sebbene non ci sia una mia vera e propria simbologia… per me è una questione “di forma”. Sono molto eclettica e in questo melting pot di fonti di ispirazione, il mio filo comune è la spiritualità, non intesa nella sua accezione religiosa ma come ricerca e trasformazione interiore.”
Chi sceglie il tuo brand? “Il mio brand è apprezzato da ragazze e donne che amano gioielli unici ed eleganti. Spesso sono amanti della ceramica o ne conoscono la lavorazione, i tempi lunghi che richiede e in questo aspetto anche gli uomini mi danno molta soddisfazione. Ricevo complimenti da molti artisti e artiste, come scultori, pittori, ceramisti e anche artisti del vetro, che apprezzano la finezza dei miei pezzi. Credo che la finezza non sia scontata nei gioielli in ceramica poiché spesso risultano grossolani.”
Quali sono le principali sfide e difficoltà che un brand nascente come Athanor ceramiche deve affrontare quotidianamente? “Dal momento che sinora mi sono proposta soprattutto nei mercatini hobbistici (contesti non adattissimi al mio brand) la maggiore difficoltà è differenziarmi dai prodotti fatti a mano, ma di bassa qualità poiché derivanti dalla combinazione di elementi più o meno kitsch. Altra vera complessità è riuscire a far comprendere che dietro alle mie creazioni ci sono io, dall’inizio alla fine. Poi, spesso le persone pensano che io mi limiti allo svolgimento della fase di montaggio…Ecco, la sfida maggiore è far comprendere il lavoro non solo manuale, ma anche progettuale che c’è dietro un brand di questo tipo.
Inoltre, non è facile essere “one woman brand” e cioè occuparsi di ogni aspetto. Noi siamo artisti e quanto ci compete è creare, ma per farci conoscere dobbiamo occuparci di marketing, branding, fotografia, storytelling e una serie di altre cose che richiedono studio e impegno. Aspetto molto difficile….”
Progetti per il futuro? “Vorrei crearmi una solida presenza online e mi piacerebbe far crescere il mio brand e vendere in tutto il mondo. Sicuramente cambierò contesto: i mercatini hobbistici sono stati utili per rompere il ghiaccio e per farmi conoscere ma ritengo di essere ormai pronta per un salto di qualità. Oltre a nuove collezioni di gioielli, ho in progetto delle nuove linee di ceramiche foggiate al tornio. Ho infatti una grande passione per tazze e ciotole di ogni dimensione e oggetti che evocano atmosfere orientali e mistiche come ad esempio i brucia essenze.
Attualmente dove possiamo trovare le tue creazioni? “Il mio etsy shop è in preparazione e presto le mie creazioni potranno essere acquistate online!”