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Io e Lucopì

Torniamo in Puglia, in quella terra a cara come sia artisticamente che personalmente.

La mia storia in qualche modo è infatti iniziata in terra pugliese dove mia madre ha “scoperto di me”. Questa regione, con le sue bellezze e (a volte) contraddizioni è per me oggetto di curiosità ed interesse. Provo verso questa terra desiderio di scoperta e anche oggi mi trovo qui a ricercare talenti.

FOTO77Tocca a lui, in questa giornata primaverile, a Luca, che mi racconta la sua storia e la sua Lucopì.

Mi trovo dinnanzi una persona, un uomo, un artista con una sensibilità innata e che solo pochi hanno il dono di possedere. La sua passione e la sua dedizione verso l’arte e il suo lavoro traspaiono costantemente da suoi occhi che parlano, una lingua che è un misto di colori, forme e materie… gli elementi alla base della sua arte e della sua Lucopì.

Potrei raccontarvi tanto su di lui, è un “fiume in piena”. La pacatezza delle sue parole è come musica. Non si può non ascoltarlo…

Conosciamolo insieme…

“Mi chiamo Luca Panza, ho 39 anni e sono pugliese. Da grande volevo fare il biologo e ci sono quasi riuscito, poi la creatività e l’artigianato hanno innamorato le mie mani ed il mio cuore e sono stato completamente rapito dalla magia delle argille polimeriche. Ho scoperto Fimo e Cernit in sala prove, suonando con amici di tanti anni fa, quando Samuel mi mostrò un salvadanaio fatto da lui, rivestendo una tazza di vetro con questa argilla sintetica. Non avevo mai sentito parlare di Fimo e mi piacque un sacco quell’oggetto che raccontava di una infinità di soluzioni creative ed artistiche.

LucoAvevo 25 anni o poco più. Mio padre mi aveva trasmesso la passione per l’arte e la modellazione.
Da quel momento, parallelamente agli studi in biologia e alla musica, cominciai una ricerca, a sperimentare idee, a prendere ispirazione. Scoprii il gioiello ed in generale il monile da indossare. Sviluppai un mio modo di marmorizzare le argille, conobbi Donna Kato e l’argilla che prende il suo nome.  I suoi lavori mi entusiasmarono a tal punto che decisi di giocarmi questa carta della creatività. Misi musica e studi in stand-bye e mi inserii in un contesto itinerante espositivo, in giro per la Puglia per promuovere e vendere i miei lavori. Sono passati anni e ad oggi sono Lucopì. “

Luca si ferma e mi guarda, come in cerca di un mio cenno, di una mia approvazione, ma questa non serve e lui continua… “Le argille polimeriche possiedono un potenziale immenso. I gioielli che realizzo sono materici, hanno superfici che vanno esplorate. Non sono accessori minimali, hanno un loro peso visivo e per questo motivo mi piace l’idea di lavorare molto sull’unicità e soprattutto sulla personalizzazione.
Mi piace molto l’attitudine di agganciare al pezzo uno stato d’animo, o meglio un carattere. I lavori che propongono devo aderire alle persone che li indossa. Sembra una considerazione banale ma questa è una società in cui questo valore dell’identità personale e della propria unicità si sta perdendo. Tutti indossano brand che tendono ad omologare gli stili e ciò che rappresenta il vero valore del gioiello spesso sta solo nel materiale o nel nome stampato sul suo packaging.

Io desidero invece mantenere vivo il fattore “personalità” e poiché siamo tutti diversi, ogni pezzo che realizzo non può essere replicato in alcun modo. Questa cosa ha il sapore del DNA che un po’ mi ricorda le mie origini. Non manca infatti nei miei design una certa impronta di ricerca quasi scientifica. Alcuni pezzi potrebbero ricordare i vetrini istologici da osservare al microscopio, altri il momento culmine di certe reazioni chimiche. In altri casi le superfici mimano tessuti biologici, come per esempio la pelle di animali o la superficie delle foglie. Quello che più amo realizzare sono accessori che ritraggono in superficie visioni satellitari, landscape notturni o veri e propri paesaggi. Sono intuizioni. Controllare la marmorizzazione non è facile e quello che posso fare è scegliere i colori e iniziare un viaggio alla ricerca della campitura che risuona con la mia intuizione. Allora lì mi fermo, sagomo, metto in forno, aspetto e poi do vita al pezzo.

I miei gioielli non hanno un target definito. Di certo sono ecclettici e le persone che amano i look eccentrici li apprezzano. Le argille polimeriche hanno il pregio di esser leggere dopo la cottura per cui è possibile realizzare gioielli di importanti dimensioni senza che questa gravino letteralmente sul corpo di chi le indossa. Sono accessori confortevoli. Insieme alle argille lavoro con metalli semplici come rame, ottone, argento e acciaio.”

Parlando della sua situazione attuale mi dice “Oggi ho la fortuna di poter proporre i miei lavori in una cornice paesaggistica interessante, particolare meta di un turismo che ama molto l’artigianato e l’unicità. In un borgo come il mio, che d’estate diviene ombelico del mondo, ho la possibilità di prendere ispirazione dal look di persone che vengono da ogni parte del mondo e questo mi spinge ad una ricerca geografica, in termini di luoghi, simboli, natura e storia che mi sono da stimolo continuo.

Quando un cliente osserva i miei lavori resta sempre sorpreso nell’apprendere che a realizzare gioielli di tal genere sia un uomo e non una donna. In realtà la cosa mi rallegra, quello che voglio sempre valorizzare è la sensibilità. Questa appartiene all’essere umano a prescindere dal sesso e questa idea è sempre motivo di scambio e dialogo con chi apprezza il mio lavoro ed in generale con chi ama ancora gli oggetti ed i gioielli fatti a mano, unici ed irripetibili.”

Continua “Quello che mi piacerebbe realizzare in un prossimo futuro è creare una rete di scambio creativo con il maggior numero di artisti e designers del mio territorio e tra noi e gli artigiani di tutto il mondo. Creare un luogo fisico, una rete di luoghi fisici, dove incontrarsi e proporre il proprio lavoro come un mezzo per mantenere vivo l’handmade di valore. Creare bellezza e condividere le arti, creare un benessere estetico che renda tutti felici di essere sè stessi e creare guadagno meritevole, una dignità lavorativa che spesso, per i piccoli artigiani è difficile da raggiungere quando ci si confronta con i colossi della moda.”

Per concludere Luca mi spiega dove è possibile trovare le sue opere e afferma, “Le mie modellazioni ed i miei gioielli sono a Polignano a Mare, in provincia di Bari, in Puglia. Il Temporary Naif è nel pieno centro storico, sul mare azzurro di una delle località più ambite del sud Italia, in via Porto 64. Qui collaboro con Natalibera e Karin Gasser che si occupano di abbigliamento refashion ed accessori dallo stesso sapore unico. Abbiamo messo su un progetto di spazio condiviso ed offriamo una vetrina agli artigiani pugliesi durante l’intera stagione estiva. Il mio desiderio è che questa piccola realtà diventi una sorta di missione condivisa da tutti i professionisti della creatività e dell’artigianato sul territorio. Una sorta di ospitalità artistica diffusa che occupa spazi per dare ampio respiro ai progetti dei giovani di tutta Italia.

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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