Il punto di partenza del documentario INTRECCI ETICI è chiaro e rilevante. Rappresenta la situazione attuale ovvero quella di una moda che si connota come una tra le industrie più inquinanti. Un problema concerto che abbraccia e che riguarda tutti noi.
Nello specifico emerge che al settore della moda si va ad attribuire ben il 20% dello spreco globale di acqua, il 10% delle emissioni di anidride carbonica e non solo, l’85% dei vestiti prodotti finisce in discarica e solo l’1% viene davvero riciclato.
Non sono solo questi i problemi del settore perché non si possono sottovalutare le dinamiche connesse ai prezzi bassi del fast fashion, i quali sottendono, a loro volta delle condizioni di non tutela dei lavoratori, salari non equi e la mancanza di regolamentazioni a tutela dei lavoratori.
La bellezza del documentario Intrecci Etici è insita nella sua capacità di presentare e di raccontare come oggi in Italia sia in atto una rivoluzione per rendere il settore moda più sostenibile.
Un cambiamento importate che è davanti ai nostri occhi. Il film mostra una nuova faccia del settore e dell’Italia ponendo l’accento su chi si occupa di fibre e tessuti naturali, a chi produce solo su ordinazione, a chi trasforma rifiuti in risorse, a chi impiega persone più fragili fino a chi ha deciso di rimanere sul territorio.
Se da un lato i produttori si stanno impegnando concretamente per rendere la moda più etica e sostenibile, dobbiamo tenere a mente che la sostenibilità deve partire prima di tutto da noi consumatori.
“Siamo noi che abbiamo davvero il potere di cambiare le cose, passo dopo passo, con il nostro portafoglio e le scelte di tutti i giorni.”