Giorgia Palmirani è una fashion designer con un interessante e vasto background alle spalle.
Lei, cinquantenne, ha maturato esperienze in vari settori, dall’arredamento alla moda e ha sviluppato un gusto definito e non convenzionale. Ogni volta che ha cambiato settore, si è rimessa in gioco studiando, viaggiando, curiosando. Un percorso che le ha permesso di raccogliere esperienze e moltissimo materiale che le hanno permesso di essere “fluida”, una condizione che le hanno dato la possibilità di re-inventarsi.
Gioigia è un architetto di formazione, per 10 anni si è occupata di interior, lavorando in una azienda di marmi, ceramiche e pietre naturali. In quel contesto guardando un materiale riusciva ad immaginare come sarebbe stato una volta lavorato e finito, ciò questo la rendeva certa delle scelte che facevo.
Oggi lavora sempre con i materiali, ma più leggeri: tessuti e pelli.
“La sensazione che provo quando li guardo e li tocco è esattamente la stessa, mi immagino cosa e come potrà trasformarsi, immaginazione necessaria per re-inventarsi” afferma
La fashion designer attraverso la trasformazione di un tessuto ha creato delle collezioni prima per una linea per la casa ESERCIZIDISTILE e successivamente una linea di accessori SAISEI (in giapponese rinascita e recupero, ma anche come scrisse in bellissimo articolo del sole24ore Giulia Crivelli, SAISEI contiene i verbi sapere e essere, conoscenza e consapevolezza)
Oggi Giorgia si sente definirsi nè designer nè stilista, ma il suo processo creativo non parte dal prodotto, ma dalla materia che trovo.
“Da piccola, in prima elementare, mia madre fu chiamata da una allarmatissima maestra che le descrisse una figlia “diversa”, una mancina mentale fui definita. Scrivevo da destra a sinistra, non riuscivo a seguire gli altri e per questo fui sottoposta a visite e controlli.
Per fortuna erano gli anni ‘70 e non fui messa al rogo come strega, anche se quella mano sinistra, la mano del diavolo, e quel modo di essere diversa mi ha causato qualche problemino.
Però l’andare da destra a sinistra non mi ha più mollato, forse ho cercato di nasconderlo, di correggerlo per sentirmi omologata, ora a 50 anni voglio che sia manifesto, siamo tutti diversi e questo deve essere un vanto non un vergogna, esaltiamo le nostre peculiarità non chiamiamole più difetti.Oggi credo che quello sia un mio punto di forza.” Racconta Giorgia
IMPERFECTION IS BEAUTY è il claim che ho scelto per SAISEI dalle parole di Marilyn Monroe
IMPERFECTION IS BEAUTY, MADNESS IS GENIUS
IT’S BETTER TO BE ABSOLUTELY RIDICOULUS THAN ABSOLUTLY BORING
Per la designer imperfezione è sinonimo di unicità soprattutto perché viviamo in un mondo ossessionato dalla perfezione dove non accettiamo il tempo che passa e le tracce che lascia fuori e dentro di noi.
Parlando della valorizzazione dell’imperfezione Giorgia dichiara “I giapponesi utilizzano una tecnica per riparare la ceramica, questa tecnica si chiama KINTSUGI l’arte di riparare. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione, si evidenziano le fratture attraverso l’utilizzo di oro e argento, il metallo pregiato evidenzia la cicatrice e la rende preziosa e unica
Ogni pezzo riparato diventa in questo modo unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengono esaltate dal metallo.” Continua “Sempre dal Levante viene un’altra parola diventata un concetto
Mottainai è un termine giapponese di origine buddhista che indica rammarico per uno spreco, potrebbe essere tradotto nell’esclamazione CHE SPERCO! E’ un concetto fortemente sentito dalla cultura giapponese, che si declina in molti ambiti: dalla preferenza per l’utilizzo di stoffe al posto della carta per impacchettare i doni, alla regola di buona educazione che richiede di mangiare tutto il cibo presente nel piatto, fino all’ultimo chicco di riso.”
Secondo Giorgia il desiderio di raccogliere cose è parte del suo DNA, da quando era bambina, insieme a suo padre andava a caccia di oggetti lasciati di fianco ai cassonetti e assisteva alla loro magica trasformazione grazie alla creatività e all’immaginazione.
Ancora oggi quando vede un oggetto abbandonato, se riutilizzabile, lo prende in quanto a suo parere la vera sostenibilità sta esattamente nel recupero, nell’aggiustare e nel trasformare.
“Siamo cosi pieni di cose che immettere ancora prodotto a breve non sarà più davvero gestibile e quindi sostenibile, allora “andiamo tutti per ruschi” potrebbe essere un motto…..” afferma.
Per Giorgia il vero punto di riferimento della sostenibilità in termini di ricerca e prodotti si basa su collaborare con designer per ricercare materiali e marketplace sostenibili per la ricerca del prodotto.
La trasformazione si pone come creazione di valore ed è per questo che bisogna parlare agli adolescenti connessione sostenibilità e moda.