A cura di Raffaella Bonora…
Fin dalla notte dei tempi la donna è stata classificata, trattata come un essere inferiore. Vista solo come serva dell’uomo, destinata a dedicarsi totalmente, completamente, alla famiglia e al proprio compagno, l’unica utilità di questa figura risiedeva nella sua predisposizione biologica alla maternità. In ogni cultura i mali peggiori dell’umanità erano legati all’errore di una donna, pensiamo a Pandora e il vaso proibito, Elena e la guerra di Troia, ad Eva e alla mela o, ancora, alle protagoniste delle fiabe più celebri, sciocche principesse in attesa di essere salvate da un uomo oppure crudeli streghe, capaci di compiere i peggiori crimini… una via di mezzo no? Il punto è che, fin dalla notte dei tempi, la storia è stata sempre scritta dai vincitori e i vincitori sono stati sempre gli uomini. Il fondo lo abbiamo toccato durante il Medioevo, quando giovani donne intelligenti, ribelli, estroverse, sicure di sé, a causa del loro spirito indomito si sono ritrovate a bruciare su una pira, accusate di stregoneria. Se ci guardiamo intorno e, soprattutto, se ci guardiamo indietro avremo modo di posare gli occhi su un numero infinito di torture e ingiustizie subite dal cosiddetto “sesso debole”, esseri inferiori, incapaci di pensare alla stregua delle galline nell’aia ma meno importanti, le galline infatti fornivano uova e carne in tempo di magra, la donna era solo un peso. Nell’antica Cina le donne non potevano ereditare le ricchezze del padre che, in assenza di figli maschi, doveva adottarne uno per lasciargli i suoi beni, sempre in Cina, fino al XIX secolo (praticamente l’altro ieri) alle donne venivano legati i piedi per non farli crescere, tradizione che impediva alle donne di avere libertà di movimento; pratiche inumane, come l’infibulazione, sono tutt’ora presenti in alcune zone del mondo e in moltissimi paesi si parla ancora di spose bambine per non discutere della prostituzione minorile alimentata proprio dagli evoluti uomini occidentali. È stato sempre così? No, non sempre.
Di tanto in tanto le donne sono riuscite ad affermare la propria libertà ma sempre a prezzi carissimi e, spesso, senza mai riuscire ad ottenere i medesimi diritti dell’uomo. Nell’antica Grecia, ad esempio, anche se non avevano diritti politici, godevano di una certa libertà, donne che addirittura possedevano terreni ma, dopo l’età arcaica, la condizione femminile iniziò a peggiorare anche nella culla della civiltà. Le donne passavano dalla tutela dei padri a quella dei mariti e, successivamente, sottostavano agli ordini dei figli maschi, trattate come oggetti anzi, peggio, trattate come vasi da notte, destinate a passare di mano in mano e a subire i peggiori usi, le peggiori barbarie da chiunque. Ciò che mi sconvolge di più non è leggere di tutte le ingiustizie subite dal sesso femminile, è vedere un volto sorpreso di fronte a notizie riguardanti donne libere già in tempi antichi, le Amazzoni ad esempio, donne guerriere che si recidevano il seno destro per poter tendere meglio l’arco o, ancora, gli occhi sgranati di fronte a donne che, nel 2021, affermano di non volere figli, di non desiderare il matrimonio, di volersi dedicare alla carriera. Eresia, la stessa eresia che ha condannato alle fiamme milioni di donne secoli orsono.
I problemi del femminismo, principalmente, sono due: se ne parla troppo e se ne parla male. Oggi la parola “femminismo” è diventato un hashtag di moda, usato per raccogliere qualche like in più, molti pensano che, in opposizione al maschilismo, sia un movimento che miri alla conquista del mondo da parte della donna: niente di più falso. Il femminismo non mira ad una società governata dalla donna, mira alla realizzazione di un mondo dove le donne possano godere degli stessi diritti degli uomini, tutti i diritti, nessuno escluso. Arrivati a questo punto qualcuno dirà “ormai le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, perché fare tutte queste storie?” e non lo penseranno solo gli uomini ma anche molte donne che, chiuse nel loro piccolo angolo di quotidianità, non riescono a rendersi conto di quanti limiti ancora esistano nella nostra società, limiti invalicabili perché determinati da mentalità retrograde e per certi crimini le leggi non bastano. Ancora oggi quando una donna viene stuprata le si chiede “cosa indossava?” o, ancora, “cosa ci faceva, lei, da sola, a quell’ora, in quella strada?”, “aveva bevuto?”, “perché si è fidata di quell’uomo?” e se non vedete del razzismo in queste frasi, allora il problema è molto più esteso di quanto pensassi. Se un uomo viene picchiato e derubato di notte nessuno gli chiederà cosa indossava e perché se ne andava in giro da solo, perché è un uomo e si dà per scontato che un uomo possa fare, dire e comportarsi come voglia, se è stato attaccato lui è la vittima, punto. Se viene attaccata una donna sicuramente se l’è cercata, perché nel terzo millennio quella donna è ancora Eva che accetta la mela dal serpente, è ancora Pandora che apre il vaso e libera tutti i mali condannando l’intera umanità alla sofferenza. Donne violentate, picchiate, maltrattate rimbalzano sui tg nazionali, “femminicidio” è diventato un termine famigerato quasi quanto “femminismo” ma esiste un sottobosco di ingiustizie celate, non viste, talmente fitto e sconosciuto da passare inosservato perfino di fronte all’occhio attento della più accanita femminista in circolazione. Ogni volta che una donna giudica un’altra donna perché indossa una gonna troppo corta o un tacco troppo alto, ogni volta che una donna viene chiamata con epiteti che non mi va di scrivere ma che, tristemente, tutti conosciamo fin troppo bene, soltanto perché gestisce la propria sessualità come meglio crede, ogni volta che una donna, a parità di lavoro svolto e di titoli posseduti, si ritrova in busta paga più del 20% in meno rispetto ai suoi colleghi uomini, ogni volta che una donna non viene assunta perché si preferisce un impiegato di sesso maschile (in Italia il tasso di occupazione femminile è più basso rispetto alla media europea), ogni volta che una donna non ha la possibilità di essere finanziariamente indipendente, ogni volta che viene additata una ragazza incinta non sposata o senza un compagno, ogni volta che viene criticata una donna perché ha alzato il gomito, ogni volta che paghiamo una confezione di assorbenti più del dovuto perché tassati al 22% di IVA come bene di lusso, come se il ciclo fosse una scelta e non una condizione, ogni volta che ad una donna forte diciamo “hai le palle”, stiamo commettendo un ingiustizia, stiamo alimentando una visione arcaica, patriarcale, maschilista. Negli ultimi anni, per fortuna, molte donne hanno deciso di alzare la testa e far sentire la propria voce, nonostante l’epoca moderna nella quale ci troviamo, tantissime persone hanno provato a metterle a tacere, uccidendole fisicamente e moralmente. Ancora oggi esistono numerosi gruppi social nati per deridere e offendere le donne, molti uomini, percependosi inferiori di fronte a donne di successo, decidono di reagire con rabbia e violenza, la società non riesce ad accettare che le donne meritino la stessa posizione degli uomini e, invece di lavorare su se stessa e di porre rimedio ai propri limiti, cerca ancora di piazzare paletti laddove, invece, andrebbero abbattuti muti. Non possiamo cambiare il mondo dall’oggi al domani ma sono sicura che, se ognuno di noi si impegna a cambiare il proprio punto di vista, il futuro sarà di certo più luminoso, come fare? È semplice: la prossima volta che notate una donna che indossa semplicemente ciò che le piace, che mangia affamata un grosso panino, che beve una birra, fuma, che non vuole essere madre o che, al contrario, si occupa di una nidiata di pargoli, non giudicatela, pensate “se fosse un uomo, penserei queste cose di lui?” e sarà in quel momento che vi renderete conto di quanto i dettami della società abbiano governato la vostra mente per anni e anni. Fatelo per voi, fatelo per dare voce a tutte le donne mutilate, violentate, accusate ingiustamente, a tutte quelle donne che, nonostante le ingiustizie subite, ogni mattina trovano la forza di lottare ancora per loro stesse e per le loro figlie, affinché un domani non ci sia più bisogno di lottare, affinché un domani sul dizionario non esistano più le parole “maschilismo” e “femminismo” ma solo “equità” e “uguaglianza”.
“Se si mantiene una casta in stato di inferiorità, essa rimane inferiore: ma la libertà può spezzare il cerchio” Simone De Beauvoir