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ADAPTIVE FASHION ITALIA

In Italia l’adaptive fashion non è ancora particolarmente pubblicizzato.

Tuttavia, non sono mancati numerosi esempi virtuosi: ad esempio Beatrice Vio, la campionessa paralimpica, è ambasciatrice della Maison Dior, disegnata da Maria Grazia Chiuri; Chiara Bordi, amputata ad una gamba, è stata candidata di titolo di Miss Italia.
Inoltre, negli ultimi anni a Milano e Roma sono stati ospitati diversi appuntamenti dove modelle in sedia a rotelle indossavano abiti di Cruciani, Urzi e Balestra.

 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, nel mondo vi sono circa 1,3 miliardi di persone con disabilità che arrivano a oltre 2 miliardi con amici e parenti e insieme rappresentano un potere d’acquisto aggregato di 8 trilioni di dollari l’anno.

Soddisfare i bisogni di abbigliamento alla moda delle persone con disabilità non è dunque un atto caritatevole o di SROI, Social Return on Investment, ma una vera strategia commerciale per rispondere alla domanda di un target specifico, una scelta di business intelligente per il Made in Italy.

Secondo Stephanie Thomas, famosa disability fashion stylist per diverse maison statunitensi, è necessario costruire un ponte tra moda e disabilità.

Dal punto di vista umano, si devono ascoltare le richieste delle persone interessate, parlare con loro, capire di cosa hanno bisogno per sentirsi “alla moda”, per piacersi e piacere, e valutare quali sono le innovazioni che un marchio di abbigliamento può introdurre nelle sue linee di produzioni.

Magari, agendo sulla visibilità, includendo le persone nelle campagne e negli eventi, ridefinendo l’unicità di ogni corpo e andando a influenzare gli stessi modelli culturali ampliando i concetti di bellezza e normalità.

Con l’adaptive fashion gli imprenditori della moda si trovano oggi di fronte a un mercato inesplorato: clienti da soddisfare con prodotti che non vengono ancora offerti.

Ripensare l’obiettivo ed espanderlo è un’occasione unica. I cambiamenti nella produzione possono essere valutati con progetti su misura: non si tratterà di aumentare i costi, ma di fare appello alla creatività, per essere i primi a rispondere ad una domanda in ottica win-win.

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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