Qualità e tendenza. Ecco le due grandi guidelines alla base della strategia di successo di Bordoni1926 che continua a ricercare e selezionare i migliori brand italiani (e non solo) ai fini di riuscire ad offrire ai suoi clienti con una offerta ampia in linea con la moda del momento, ma che al contempo non trascuri mai l’eleganza e lo stile.
Tra i marchi che Giovanni Bordoni ha scelto di inserire nella collezione della sua Bordoni1926 non si può non annoverare Dondup, un brand giovane ed accattivante Made in Italy con una sorta di fascino “mistico”.
Dondup è il frutto della combinazione di Massimo Berloni e Manuela Mariotti che nel 1999 hanno costituito, sulle colline marchigiane, un brand dedicato agli amanti dello stile.
Dondup è sicuramente un naming “mistico” in quanto richiama il Dalai Lama tibetano Mingyar Dondup e si propone di incarnare l’importanza della valorizzazione del concetto che la diversità degli uomini sussiste solo nelle azioni e nelle intenzioni personali affermando «Tutti gli uomini sono uguali. Razza, colore e fede non significano nulla. Contano solo le intenzioni e le azioni di ognuno di noi».
Dondup vuole quindi essere, così come è stato negli auspici dei suoi ideatori, uno stile di vita più che una linea di abbigliamento.
Il brand nato con un forte focus verso i jeans e i prodotti in denim, si è oggi affermato grazie alla sua offerta di collezioni total look per uomo, donna e bambino.
I punti di forza del brand sono costituiti – innanzitutto – dalla vestibilità, oltre che dalla qualità del denim favorita anche dal suo trattamento di lavaggio, che implica anche 20-25 passaggi manuali. Il jeans Dondup vuole essere un vintage vero, non artefatto in quanto è il risultato di una cura maniacale in tutte le sue fasi con particolare focus sulla lavorazione e sul confezionamento.
Oggi il brand, consapevole dell’importanza dell’ambiente e volenteroso di prodigarsi per questo obiettivo ha iniziato ad utilizzare fibre naturali. La sua stilista Manuela afferma “Abbiamo una parte di tinture solo vegetali. Abbiamo riscoperto il guado, una pianta già usata dai pittori del Rinascimento per realizzare il colore blu. Abbiamo affittato un terreno in cui lo stiamo coltivando. Un upgrade di una collezione è stato dedicato proprio alle tinture vegetali. E produciamo anche tessuti biologici. Le lavorazioni sono lunghe, i costi alti”.