Guardo Joe e non appena lo vedo mi rendo conto di avere dinnanzi una personalità “importante” e complessa di cui è difficile dare una sorta di definizione o di categorizzazione.
La prima cosa che penso è “beh, Joe è una artista”, ma dopo averlo ascoltato mi rendo conto che non è così, che questa accezione non è sufficiente poiché in Joe non trovo solo arte, ma anche spunti e riflessioni filosofiche e culturali profonde che evidenziano un percorso fatto di ricerche e di approfondimenti.
Joe – o meglio Giuseppe – Pansa è uno dei tanti talenti della nostra Italia, della nostra Puglia che ha compreso, sviluppato la sua attitudine creativa rendendola la guida della sua vita. Joe nel suo essere artista e sognatore è anche un uomo concreto, consapevole che purtroppo la nostra Italia, molte (o meglio troppe) volte non è pronta a dare valore e riconoscimento all’arte e al talento.
È difficile presentare Joe. Lui stesso lo ammette al punto che mi dice “Trovo sempre difficile dare una definizione di me… io sono l’idea che hai di me.”
Alla classica domanda “parlami di te”, Joe dapprima mi guarda in silenzio, poi, si confida e si apre, dicendomi: “Chi sei e da dove vieni sono domande molto semplici, ma che racchiudono in sé tutto quello che un essere umano desidera sapere. Potrei dirti di essere un artista, ma questo che cosa significa? Soprattutto oggi che la parola “artista” è tra quelle più abusate. Sono un essere umano creativo. Vengo da non so dove ma il mio corpo planetario viene da Mola di Bari, un paese della Puglia baciato dal mare.” Prende fiato e continua “Ho “studiato” all’Accademia di Belle Arti di Bari e di Lecce e partecipato a diversi workshops e residenze artistiche e teatrali sia in Italia che all’estero. Ho esposto in diverse città tra cui Firenze, Roma, Bari, Lecce, New York, Lubiana, Cracovia, Bratislava e altre.”
Ci vorrebbero fiumi di parole.
Sicuramente è un artista, un artista poliedrico (definizione che Joe condivide seppur non ami essere categorizzato).
A Joe l’accezione – o meglio – la parola “artista” piace poiché reputa che sia l’unica che racchiude tante cose insieme dandogli “la sensazione di libertà che gli mi serve per viaggiare libero nel mondo delle etichette.”
Ama sperimentare tutte le vie della creatività e crede che l’arte appartenga al mondo del meraviglioso come la musica e tutte le arti.
Come dice Joe, lui si occupa di arte, di meraviglia.
Conosciamolo insieme…
Comeènatalatuapassioneperlacreatività… “Prima di rispondere alla tua domanda in modo completo vorrei chiarire delle cose sulla creatività. La creatività non ha nulla a che vedere con qualche attività o con qualcosa in particolare. L’attività in sé non è né creativa né monotona, puoi dipingere in maniera non creativa, ed anche cantare in modo non creativo, mentre puoi pulire il pavimento o cucinare in maniera creativa. La creatività è, quindi, la qualità che si porta nelle cose che si sta facendo, è un’attitudine, un approccio, come guardi le cose… Quindi io non posso avere una passione per la creatività. Credo che la creatività sia una qualità che accompagna ogni essere umano e moltissime persone scelgono di non avere questa attitudine. Questo non è però il mio caso. Ho sempre avuto questa attitudine sin da piccolo. Ricordo che prendevo pezzi di tufo dal giardino di fronte casa mia e con un chiodo realizzavo delle facce…Un bellissimo ricordo per me, avevo 5 o 6 anni. Sulla base di questa premessa credo fortemente che la creatività sia, quindi, più legata al mondo dell’essere a quello della passione.”
Raccontacil’iniziodellatuacarriera… “Il mio percorso nella creatività è cominciato con la musica, quando ero ragazzino. Sulla base di questa mia attitudine avrei voluto frequentare la scuola d’arte, ma fui obbligato a frequentare l’istituto tecnico industriale. Concluso l’istituto mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti dopo aver però frequentato due anni di Lettere con indirizzo Letterature Comparate. Così, ho “in un certo senso” ripreso da dove avevo lasciato una decina di anni prima portando avanti sia la musica che l’arte. È stato in questo contesto che ho cominciato a dipingere, a creare installazioni, oggetti d’arredamento, sculture ecc. ed ho anche iniziato ad esporle in giro qui e lì. Tengo però a sottolineare che ho una visione diversa da quella tradizionale di carriera e dell’iter che presuppone che si debba seguire al fine di realizzarla. Per me “carriera” è semplicemente senza senso. Una carriera presuppone un futuro che non arriverà mai o che, nel caso arrivasse, sarebbe vissuto come presente. Io sono qui in questo preciso istante. Domani sarà un altro oggi. Non ho una carriera davanti. Ho una vita dinanzi a me. Trovo ridicole certe cose. Ho conosciuto tantissimi artisti, ma solo gli italiani mi hanno sempre ripetuto: “devi saperti vendere”. Credo che non abbiano ben compreso che prima del vendere bisognerebbe essere e di conseguenza creare. Sapersi vendere è il secondo passo. Se volessi vendere una casa sarebbe meglio per me costruirla prima. Credo di aver molto più apprezzato i consigli di quegli artisti non ossessionati dalla vendita, ma dal trovare un modo sempre più efficace di esprimere se stessi ed entrare in relazione con il mondo. L’arte non è un fare né un vendere. L’arte è un accadere meraviglioso. Il resto dovrebbe essere una naturale conseguenza.”
Guardandoquellocherealizzi,daquadriasculture,daaccessoriacomplementid’arredoemergechiaramentecometusiaunartistaatuttotondo. Parlacidiquestasceltadispaziaretracreazionimoltodifferenti… “Molti, durante il corso degli anni, mi hanno sempre ripetuto che un artista deve avere il suo stile, approfondire e portare avanti una sua “via” per così dire. Questo approccio lo considero sbagliato per vari motivi. L’uomo è sperimentatore. L’artista dovrebbe essere lo sperimentatore per eccellenza. Chi non sperimenta non accede a nuove comprensioni. Vero è che solo approfondendo molto una cosa si riesce davvero ad entrarci molto più profondamente. Si possono però approfondire diverse cose insieme. Probabilmente per molti questo non è possibile semplicemente perché non ne sono capaci. A me piace sperimentare, andare a fondo ai meccanismi della realtà oltre quella che ci viene propinata davanti. Il mondo dell’arte contemporanea sta affrontando una crisi senza precedenti. Moltissimi artisti stanno affrontando varie sperimentazioni in diversi campi e si va verso una unione di arte, scienza e spiritualità. Moltissimi altri continuano a versare il vuoto nel nulla cosicché moltissime opere d’arte appartengono più alla spazzatura che al mondo dell’arte. Anche questo è un segno importante che bisogna approfondire moltissimi argomenti e sperimentare in tutti i modi e con quanti più materiali possibili da cui ci sentiamo attratti. Si scoprono continuamente anche nuovi materiali che non inquinano…poi, comunque, la natura ci offre tutto quello di cui abbiamo bisogno in termini di materiali. Ho chiaramente scoperto , cercando, che solo pochi vogliono cercare. L’arte è, quindi, anche e soprattutto un mezzo di scoperta della realtà ed ha uno strettissimo contatto con la consapevolezza di sé. In realtà non arriviamo mai da nessuna parte. Ma solo sperimentando abbiamo davvero la possibilità di arricchirci in molti modi sia umani che artistici.”
Checosasignificapertelaparolacreativitàedessereuncreativo? “Come dicevo in risposta alla tua precedente domanda la creatività è una attitudine, la qualità che tu metti in quello che fai. In realtà la creatività viene considerata come qualità specifica di artisti o coloro che vengono chiamati volgarmente “creativi”. Ma la creatività non è esattamente quello che si intende e fraintende comunemente che sia. Una persona creativa è semplicemente una persona a cui piace sperimentare il nuovo e sperimentare sempre nei modi sbagliati. Le cose fatte nel modo giusto appartengono al mondo della ripetizione e dei robot. Le persone creative non sono robot. Quindi, la differenza sostanziale tra un produttore ed un creatore è questa: il produttore conosce il modo migliore e più economico di fare una cosa. Con il minimo sforzo riesce ad ottenere il massimo risultato e funziona come una macchina. Un creatore, invece, perde tempo, è sempre alla ricerca di nuove direzioni e dimensioni…fa qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto prima perché se seguisse la strada di tutti non avrebbe mai fatto nulla di nuovo. Un creatore non ha rispettabilità, di solito non è una persona rispettabile. Si dice sempre che gli manchi qualche rotella. I creativi sono sempre ritenuti folli in qualche modo e, soprattutto in Italia, fannulloni.”
Cosavuoicomunicaretramiteletuecreazioni? “Voglio mostrare la meraviglia. Voglio creare bellezza. Voglio che le persone si appassionino alla vita e riscoprano la loro creatività, quella che è sempre stata lì con loro. Voglio che la mia arte curi le persone dal grigiore e dalla monotonia di questa nostra cultura ottusa e degradante. Voglio che il grigio prenda tutti i colori che può, compreso se stesso.”
Parlacidellasceltadeimateriali… “Di solito uso materiali di riciclo o naturali. Ultimamente sto lavorando a delle sculture fatte di sikalindi; sikalindi sono le foglie del fico d’india che raccolgo già secche per le campagne. Non mi piace lo spreco e non mi piace questo smodato uso della filosofia “usa e getta”. A volte mi è capitato di usare materiali come la resina o il silicone, che sono prodotti sintetici, ma nonostante questo cerco sempre di usare materiali che appartengono alla natura o di riutilizzare quello che ho a disposizione in casa o che trovo per la strada. Amo molto anche il legno e la terracotta e sperimento molto anche con i tessuti con cui realizzo pupazzi e accessori d’abbigliamento.”
Qualisonoleprincipalisfideedifficoltàcheundesignercometedeveaffrontarequotidianamente? “Ti parlo dell’Italia. In primis la vera difficoltà è la spettacolare ignoranza dell’italiano, la sua presunzione, il suo pregiudizio, il suo non valorizzare per niente ciò che è arte e ciò che realmente può portare un cambiamento nel tessuto stesso della società sia a livello culturale-sociale che dell’ interiorità. Le sfide sono molte, ma credo sinceramente che i frutti che queste sfide porteranno li vedremo, almeno in Italia, tra cinque o sei generazioni. Mi dispiace dirlo, ma è la triste verità. Mettersi in proprio dal nulla in Italia non dico che è impossibile ma quasi. I giovani sono completamente abbandonati a se stessi e stanno pagando cari tutti gli errori delle generazioni precedenti. Nell’ultimo anno moltissimi professionisti hanno abbandonato l’Italia. Molto si muove, ma tutto muore troppo velocemente. Non bisogna guardare solo a questo. L’Italia è ricchissima di talenti che vogliono fare la differenza. Molti di loro vengono logorati dalla realtà italiana e vanno via. Anch’io dopo essere ritornato in Italia da più di due anni ho deciso di andare via di nuovo. È stata una scelta dolorosa, ma inevitabile. La professionalità in Italia viene troppo poco o per niente considerata purtroppo. Come diceva Indro Montanelli: “Per l’Italia non vedo un futuro. Per gli italiani ne vedo uno brillante.” Queste sono le difficoltà pratiche nella società italiana. Di sfide ce ne sono tante. I designer sopratutto dovrebbero cominciare a puntare su invenzioni utili, durature, non inquinanti e che portino un senso di serenità. Ora abbiamo oggetti di design che sembra esistano solo per inquinare, senza alcuna reale utilità e costruiti senza alcun criterio di durabilità, intelligenza, estetica, funzionalità e ottimizzazione dell’uso che se ne deve fare. Siamo inondati da oggetti insignificanti. C’è molto da lavorare. E moltissimo si sta facendo. Di solito guardiamo solo al negativo ma il negativo è solo lì per ricordarci cosa c’è da fare. I designer coscienziosi e che usano il cervello esistono e l’Italia ne ha tantissimi, molti di più di quello che si possa immaginare.”
Aqualetargetdiclientelatirivolgi? “A tutti. Ma i miei principali estimatori sono i bambini. E per me è il più grande onore che un artista possa ricevere. I bambini non hanno pregiudizi. Men che meno pregiudizi su cosa sia e cosa non sia arte. Di solito vediamo quello che vogliamo vedere non quello che c’è in realtà. Van Gogh veniva preso in giro perché disegnava le stelle a spirale. “Hey, razza di scemo perché disegni le stelle a spirale?” Lui rispondeva: “È cosi che vedo le stelle”. Cent’anni dopo la scienza ha scoperto che le stelle sono spirali. Un bambino avrebbe solo apprezzato quel magnifico cielo stellato.”
Progettiperilfuturo? “Il futuro non esiste. Adesso sto realizzando un documentario sul mio paese nel tentativo di portare a galla quelle che sono le sue reali problematiche e punti di forza. Sto lavorando ad alcune opere installative di cui posso anticipare che avranno come tema principale la luce e la presenza di sé. Da qualche mese poi, dopo due anni e mezzo di lavoro, sono finalmente in studio di registrazione per finire di incidere il mio nuovo album che, si spera, uscirà questa estate.”
Attualmentedovepossiamotrovartieacquistareletuecreazioni? “Potete seguirmi su Instagram o Facebook per rimanere aggiornati su tutto e contattarmi privatamente se siete interessati a qualcosa in particolare o alla realizzazione di qualcosa che avete in mente. Potete visitare il mio sito internet (solo in inglese) a questo indirizzo: www.joepansa.com Oppure venite a trovarmi nel mio studio quando volete. Scrivetemi senza problemi.”