In arrivo la EU Strategy in Sustainable Textiles della Commissione Europea e sembra che questa possa prevedere l’applicazione e la definizione di una tassa per ogni capo venduto. Una novità importante, finalizzata alla gestione del fine vita del prodotto.
Verosimilmente, nel caso in cui questa fee sia implementata si assisterebbe ad una importante variazione delle dinamiche del settore.
Cambierebbero le cosiddette “regole del gioco”, per la maggior parte dei brand del mondo, in quanto si ritroverebbero a dover rivedere le proprie funzioni e responsabilità.
Implementando il principio dell’Extended Producer Responsibility (EPR) andrebbe a ricadere sui brand il compito [arduo e importante] di preoccuparsi economicamente e / o fisicamente dei propri prodotti post-consumo. Questo si connota come un metodo per ha la potenzialità di incentivare e di catalizzare l’ascesa di una sostenibile economia circolare.
Sinora il mercato non si è dimostrato capace di trovare un vero e proprio vantaggio economico nella circolarità.
Da un lato emergono il costo per la raccolta, per la separazione ed eventuale recupero, per il riciclo degli indumenti usati. Sono questi i costi che appaiono tali da rendere ancora più conveniente il continuo acquisto e consumo indifferenziato di vestiti nuovi a basso prezzo.
Il fast fashion e il conseguente l’abbassamento dei prezzi dei vestiti a cui si è assistito negli ultimi decenni ha portato alla crescita dei consumi fino al 60% oltre che alla riduzione della metà il tempo d’utilizzo dei nostri vestiti. Il fast fashion ha portato a delinearsi una situazione in cui i capi a seguito di 7-8 utilizzi vengono gettati in quanto pochi costosi.
È importante ricordare che ogni cittadino europeo crea da solo ben11 kg di scarto tessile ogni anno di cui solo l’1% rientra in un vero e proprio processo di riciclo.