Valeria Pirozzi, founder di Relab-Project è una Fashion Product Developer di adozione bolognese con esperienza pregressa all’interno di aziende di moda italiane. Formatasi presso la Next Fashion School, ha mosso i primi passi come progettista di moda e in seguito ha ricoperto ruoli di coordinatrice di collezioni. La sua passione per il vintage e gli archivi di moda l’ha portata a valorizzare i capi d’antan comunicandone i valori di sostenibilità in virtù del loro basso impatto ambientale.
Relab-Project non è solo una boutique vintage on line ma un progetto che verte attorno alla diffusione della moda sostenibile come lotta al fast fashion.
Conosciamo insieme Valeria…
Come è nata la tua passione per la moda e la creatività? Da bambina passavo molto tempo a disegnare e a colorare immaginando mondi di fantasia che mi permettessero di esprimere la mia creatività. Ricordo di aver espresso il desiderio di lavorare nella moda all’età di 8 anni e crescendo ho conservato questa volontà con costanza fino a quando è diventata realtà. Ho applicato i miei studi in diversi ambiti della moda, dalla progettazione alla scelta dei materiali. Oggi il mio approccio alla moda è cambiato e penso di aver trovato nella sostenibilità la mia natura più vera.
Raccontaci l’inizio della tua attività… Relab-Project nasce a seguito di una profonda riflessione su diversi aspetti legati all’Antropocene, ovvero all’impatto generato dall’uomo sulla Terra e di conseguenza, sul futuro a cui andiamo in contro. In ogni ambito in cui operiamo è diventato necessario e indispensabile interrogarci sulle conseguenze del nostro agire. Dalle nostre scelte dipende il futuro e la salute di tutti. Nell’ambito del mio lavoro ho scelto di invertire le modalità di produzione e consumo della moda, valorizzando ciò che ha già impattato sul Pianeta dando una seconda vita ai capi già esistenti.
Come mai hai deciso di focalizzarti sul riciclo? Il riciclo, così come l’upcycling, è per me la migliore forma di sostenibilità possibile nella moda. Solo non producendo possiamo veramente dire di essere ad impatto zero.
Chi sceglie il tuo brand? Il mio pubblico è molto vario e abbraccia tutti coloro che cercano dei contenuti dalla moda; a fronte del diffondersi di conoscenza c’è una presa di coscienza che orienta le persone piu’ sensibili ad un consumo etico della moda.
Cosa vuoi comunicare tramite le tue creazioni? Il messaggio del progetto è la valorizzazione dei capi vintage e secondhand come strumento di lotta al fast fashion. Vorrei che il mio pubblico rallentasse il consumo di capi d’abbigliamento, rimettendosi alle regole della slow fashion: Buy less, buy better, make it last.
Parlaci della scelta dei materiali… Acquistando e rivendendo capi vintage e secondhand raramente sono in difficoltà nella scelta dei materiali; scelgo sempre capi in cui la qualità del tessuto, del taglio e della confezione garantiscano una seconda vita del capo stesso.
Quali sono le principali sfide e difficoltà che una fashion designer come te deve affrontare quotidianamente? Nella scelta dei capi da proporre faccio attenzione a selezionare capi che abbiano un look attuale, con un richiamo al passato ma che non abbiano un sapore d’antiquato. Lavorando con capi unici a volte può essere difficoltoso recuperare gli stessi che la clientela si aspetterebbe. Ma d’altra parte, che gusto ci sarebbe nel proporre capi tutti uguali?
A quale target di clientela ti rivolgi? Ad una clientela attenta al consumo consapevole, che ama l’unicità dei capi, apprezza la qualità dei tessuti e la cura dei dettagli. Il mio pubblico sa che quando sceglie di comprare un capo secondhand o vintage sta prendendo parte ad una rivoluzione, sta dando il suo contributo al Pianeta.
Progetti per il futuro? Nell’immediato, a fine agosto, una collaborazione con Vinokilo con il quale realizzerò un progetto di upcycling sui loro capi. Chissà che non sia l’inizio di un progetto più ampio.
Attualmente dove possiamo trovarti e acquistare le tue creazioni? Per il momento mi trovate prevalentemente su Instagram alla pagina https://www.instagram.com/relab_project/ e anche sul mio sito www.relab-project.com.