Numerose sono le sfide che oggi tutti noi ci troviamo a dover affrontare.
Per questo articolo ho chiesto ad un mio caro amico, Fabio, di raccontarmi come sia cambiata la sua vita, il suo lavoro nell’ultimo anno.
Il Covid ci ha obbligato a rivedere la nostra quotidianità sia dal punto di vista personale che professionale.
Ascoltiamo insieme Fabio…
Smartworking o lavoro intelligente?
In questi mesi di smart working tutti ne parlano ma pochi ne vivono veramente il senso: c’è chi pensa che semplicemente sia il normale lavoro usuale, solamente svolto da casa, altri ritengono invece che si tratti genuinamente di un mutamento della consueta giornata lavorativa aziendale, in cui differiscono dal solito l’ambiente, le persone intorno a noi e la modalità effettiva dell’impiego.
In realtà penso che si possa dire che lo smart working è entrambe le cose, in quanto cambia tutto lavorare da casa, o comunque non in ufficio, ma nemmeno cambia troppo, perché il lavoro effettivo che viene svolto resta il medesimo.
A seguito di questi mesi di lockdown e lockdown allentato credo che questa esperienza sia stata un arricchimento, perché – ipse dixit – le difficoltà migliorano l’uomo: l’essere umano come ogni altro essere vivente a fronte di un conflitto o scappa o attacca, tertium non datur. La capacità dell’uomo, e della donna, di attaccare o di scappare di fronte alle difficoltà si estrinseca bene nell’esempio del bruco e della farfalla, per cui per divenire farfalla il bruco deve necessariamente spingere, crescere, abbattere il bozzolo, fino a che vittorioso spicca il volo. Senza quel conflitto non ci sarebbero farfalle. Senza quella difficoltà l’essere umano resterebbe uguale a se stesso, con le sue qualità e le sue conquiste, ma anche con i suoi difetti.
Non si vuole assolutamente affermare qui che quello che è avvenuto sia cosa auspicabile, anzi il contrario: è sempre meglio l’assenza di male e la presenza del bene nella nostra vita, è quello che chiunque si aspetta e chiunque auspica per il futuro, nonché per il presente. In questa sede si vuol dire solamente che talvolta, come la tradizione popolare suol ricordare, non tutti i malivengono per nuocere, anzi il male avvenuto può essere trasformato in bene dall’uomo, dall’ambiente, che si oppone ad esso, lo contrasta, impara, cresce e migliora, al fine di vivere in un ambiente più buono, corretto e giusto, ed allontanare sempre più i mali che per ciò stessi fanno male, e non bene, alla società ed ai singoli.
L’oro si forgia nel fuoco, gli uomini nelle difficoltà, narrava il Siracide; la vita è una continua salita e discesa, osava dire un famoso filosofo, in cui a momenti di piacere e gioia si alternano sempre momenti di dispiacere e debolezza, e l’uomo sempre vive questa duplicità di sentimenti e sensazioni, senza mai una pietra dove posare il capo.
Credo che tutto questo sia vero ma sia anche falso: l’importante è sempre dove noi guardiamo, dove posare lo sguardo, in che direzione vogliamo andare, che obiettivo ci poniamo. Una vita senza male è impossibile, ci saranno sempre ostacoli che si frapporranno ai nostri desideri belli e cercheranno di renderci maggiormente tristi; tuttavia conta il nostro animo, la nostra testa, la nostra volontà di creare, vivere, lavorare, amare, stare, abbracciare, essere in pace, in armonia, collaborare, al fine di creare e custodire le cose belle, affinché tutti ne possiamo godere senza distinzioni di persone o di comportamenti.
Un desiderio di bene e di bello è quello che sta nel mio cuore e spero che ognuno possa fare del suo meglio nella sua vita per crearlo e realizzarlo.
Il lavoro intelligente me lo immagino un po’ così al di là del significato etimologico del termine: smart è essere capaci di vedere il bene e working è concretamente creare il bene. Smartworking diventa in un certo modo creare il bene che ci immaginiamo.
A presto e buon anno!
Fabio Brogin