Jonata Martinalli, in arte Pregio, è un giovane morbegnese, classe 1985.
Lui, musicista per passione ha sempre avuto numerosi interessi con particolare riferimento allo sport.
Il giovane ha sempre mostrato un grande interesse verso la musica con particolare riferimento al punk/hc [oggi ascolta praticamente solo quello] e al rap che rappresenta la sua “valvola di sfogo” con cui esprimermi.
Jonata oltre ad essere cantate è anche musicista perché ha suonato il basso per ben dieci anni in un gruppo punkhc.
Relativamente al rap e alla sua “carriera” da artista è un mc/producer autodidatta e indipendente dal 2003 circa. Nel
2004 ha fondato la crew affetti da Morbo con gelo, Bahia, Li es., nel 2007 ha fondato la crew Dahouz dove si sono successi diversi mc ai quali ha prodotto i dischi solisti.
Nella sua carriera ha autoprodotto cinque dischi solisti autoprodotti e nove realizzati per altri artisti. Inoltre, dal 2017 collabora in maniera costante col producer e pianista Blanco.
La passione
Come è nata la tua passione per la musica? La mia passione x la musica è nata alle medie quando ho conosciuto il punk grazie ad un amico più grande. Mi sono avvicinato al genere prima con Greenday e Offspring, poi NOFX, Rancid, Millencolin, Blink182, Good Riddance, Pennywise etc. Mi vestivo con maglie strappate, spille da balia, borchie ovunque. Quel genere e il movimento punk mi hanno coinvolto e portato con loro nel loro mondo. Poi, nel 2000 mia nonna mi regalò un basso elettrico, ho così cominciato a studiare musica e suonare in una band con amici. Il rap è arrivato dopo quando un amico appassionato della cultura afroamericana e della musica rap mi avvicinò al genere. Nel 2003, parallelamente al percorso punk, presi in mano microfono e campionatori…
Il rap
Rap, perché questo genere? La scelta è stata dettata dall’ impatto che questo genere così denigrato e marginale potesse avere sull’ascoltatore. Non sarebbe stato facile portare avanti questa passione perché il rap in Valtellina non esisteva, e i media nazionali non ne parlavano. Negli USA era sulla cresta dell’onda ma qui, data la situazione politico – sociale totalmente diversa, non aveva molto senso. Però la sua immediatezza, la mia urgenza espressiva e la voglia di andare sempre controcorrente, mi hanno fatto avvicinare al rap e alla cultura hip hop in generale.
Raccontaci l’inizio della tua carriera come rapper… Il mio inizio come rapper è stato di grande dedizione e applicazione, da solo in taverna passavo pomeriggi e serate a scrivere rime e produrre basi al pc. Ho dovuto arrangiarmi, allenamento su allenamento per trovare il suono giusto senza avere conoscenze di base o ricevere consigli da qualcuno, dovevo cercare la rima giusta facendo freestyle contro il muro, quella che si chiama autentica gavetta.
La musica e i testi
Chi ascolta la tua musica? La mia musica, di pari passo con la mia crescita artistica e anagrafica, ha avuto una fanbase, che è mutata. Nei primi anni, facendo un rap acerbo e raccontando di situazioni di un ragazzo giovane, le persone che mi ascoltavano avevano la mia età. Poi, dal terzo album, il livello di età è salito. Arrivato al quinto album uscito da poco, nel pieno della mia maturazione artistica, penso che tanti brani non vengano compresi da un pubblico giovane, spesso impreparato o pigro. Penso che la mia musica, a differenza del rap del giorno d’oggi spesso futile e adatto ai ragazzini, possa essere ascoltata da giovani ai quali piace farsi un viaggio esplorando mondi che la vita non gli ha ancora presentato, e ai meno giovani che sanno apprezzare delle liriche mature e profonde.
A quale target di clientela ti rivolgi? I miei testi trattano temi adatti ad un pubblico adulto, fuori dagli stereotipi delle canzoncine da finto ricco o finto duro, in cui si identificano i giovanissimi. I temi sociali, brani introspettivi e che trattano realtà più complesse risultano di difficile comprensione.
Cosa vuoi comunicare con la tua musica|testi? Cerco di parlare di me, di quello che sono e quello che penso. Cerco di trasmettere le mie sensazioni, le mie idee senza filtri se non quelli del buonsenso e dell’educazione. Penso che il rap sia il mezzo più autentico. Paragono la mia musica ad un diario segreto, che decido di rendere pubblico, nel quale mi apro, mi presento e interagisco con l’ascoltatore. Ho sempre avuto difficoltà ad esprimermi con le parole e il rap mi permette di “rapportarmi” senza maschere agli altri.
Parlaci della scelta degli autori che ti hanno influenzato… La influenza rap è stato Jovanotti, poi quando poi mi sono avvicinato al genere, un amico mi ha trasmesso la passione per il rap USA e artisti del calibro di Jay-Z, NAS, Ll Cool J, Ja Rule, Busta Rhymes,Dr. Dre, Wu-Tang Clan, Terror Squad, Hot Boys, Ice Cube, Gangstarr, Onyx, Timbaland, etc. Aal rap italiano mi sono avvicinato dopo, cominciando il mio percorso di ricerca.
Il futuro & le sfide
Quali sono le principali sfide e difficoltà che un cantante emergente come te deve affrontare quotidianamente? Morandi diceva che uno su mille ce la fa. Quando ho cominciato il rap non girava in televisione, e le difficoltà erano grandi. Mancavano anche i mezzi tecnologici, il materiale costava tanto, non c’erano social, connessioni veloci e le possibilità di caricare i pezzi online e farsi conoscere. Ora vige la saturazione del mercato e l’asticella tende sempre ad alzarsi, tutti ci provano e pochissimi ce la fanno.
Progetti per il futuro? Per ora non ho ancora cominciato a lavorare su un nuovo album. Sono uscito a giugno con l’ultimo cd di 20 tracce inedite. Settanta minuti di rap in tutte le sue sfaccettature e un booklet di 24 pagine con testi e fotografie. Ho un progetto con altri mc sparsi in tutta Italia.
Contatti
Attualmente dove possiamo trovarti e acquistare la tua musica? La mia musica è sempre stata fuori da ogni vincolo di etichetta ed è gratuita. Si trova (compreso l’ultimo album) su Spotify cercando “pregio” o su YouTube. Le news le aggiorno sul profilo Spotify “pregiodh23017”.