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Cavalli, passione, fascino e artigianato.

I cavalli sono fin da quando ero bambina il mio animale preferito. Sono salita su un cavallo all’età di tre anni ed è stato amore a prima vista.
Appena mi hanno raccontato di Paolo Volpe una energia si è accesa in me.
Paolo è un artigiano del cuoio che si occupa della realizzazione a mano di selle Western e finimenti, attrezzature e oggetti legati a questo affascinante animale.

Conosciamo insieme Paolo…

Cosa fai nella vita? “Se devo essere sincero è molto difficile dare una risposta unica. Nella mia quotidianità mi occupa dello svolgimento di una serie di cose, di cui la maggior parte mi piacciono! Oggi, la principale attività, è quella che concerne la lavorazione del cuoio: mi occupo della realizzazione a mano di selle Western e finimenti, attrezzature e oggetti legati agli Stati Uniti e, più precisamente, allo stile e alla cultura Western. Poi, una volta terminato il lavoro ci sono i cavalli, i cani, i gatti… e tutto il resto!”

Perché hai scelto questa professione? “Perché mi piace. Mi è sempre piaciuta, da che ho memoria, affascinato e coinvolto! Il “mito” del cowboy in quanto mito mi ha sempre affascinato e la voglia di conoscere ed approfondire questo mondo mi ha sempre guidato in questo percorso. Una tappa fondamentale è stata proprio riuscire ad andare nei Sacri Luoghi ad imparare l’arte del Saddle making da una leggenda vivente come Jesse W Smith, nel suo ranch in Colorado sì può dire che la mia passione ha trovato conferma.

Cosa ti ha portato a questa scelta? “La voglia di conoscere a fondo, di non fermarmi al mito, alle leggende e ai racconti ben narrati forse, a volte, troppo ricchi di fantasia. La vera passione, quasi una “tara mentale” per me, mi ha spinto ad entrare nel cuore della cultura Western Americana. Lo ammetto è stato difficile e complicato, arrivando da “mondo” molto diverso. Negli States ho vissuto immerso tra cavalli e selle ma senza dimenticare ciò che sta attorno

Cosa ti piace (e non ti piace) della tua professione? “Mi piace per la sua vera essenza, per quello che comporta, per la sua storia, le radici. La apprezzo per il prodotto che poi, una volta realizzato, diventa un attrezzo quotidiano per chi lavora, ma anche per “gioca”, con i cavalli. Quello che non mi piace, e trovo inaccettabile è la superficialità con cui certe persone provano ad entrare in questo mondo, utilizzando scorciatoie, spacciandosi, o meglio vendendosi, come appassionati e amatori/amanti per finire poi “professionisti”.
Io ci credo, è importante ed è una cultura vera… sminuirla per commercio e immagine davvero non lo sopporto.

Perché lavorare con te? “Oggi io lavoro da solo, e sto bene così, ma credo che collaborare permetta di crescere, e se ami una professione, un’arte, una cultura la crescita dovrebbe essere l’obiettivo quotidiano.”

In cosa sai effettivamente “fare la differenza”? “So di fare la differenza nell’attenzione che pongo nella realizzazione. So che un pezzo fatto in un modo o tagliato in un altro o cucito in un altro ancora può essere meglio o peggio. Per questo studio, cerco, guardo, chiedo, controllo, provo e poi mi interrogo ancora, perché dietro un modo, una strada, ce ne possono essere altri, migliori o peggiori, ma se ti fermi al primo non saprai mai cosa ci potrebbe essere oltre. Non potrai mai scegliere davvero e dunque poi motivare la tua scelta. Questa è la mia differenza.”

Se avessi la macchina del tempo cosa cambieresti (Cosa avresti fatto in modo diverso ed evitato)? “Una domanda difficilissima che richinerebbe una risposta complicatissima! Io sono il risultato di quanto ho vissuto, fatto, scelto. Non so come sarei stato altrimenti. Però se non fossi nato a Torino, ma a Cody, Wyoming le cose sarebbero andate diversamente. Forse.”

Come ti definisci (sia lato personale che professionale)? “Difficile anche questa domanda! Come mi definisco?! Una perfetta contraddizione!”

Dieci anni fa come avresti immaginato la tua vita? “Immaginata nel senso di auspicata: più o meno come è oggi. Immaginata con la fantasia pura.”

Progetti per il futuro? “Passato e futuro io non riesco a prenderli troppo in considerazione, voglio andare avanti per questa strada.”

Sei felice? “Sì, a parte quando mi “arrabbio”…!

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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