La Letteratura Dell’Isola: spunti di siciliani per i siciliani
[il contributo di Sergio Buttigè per TEDxRIESI]
Sicilia mia, disperato dolore, paradiso da cui fui cacciato!
Che vale ricordare il tuo fulgore?
Mie lacrime, se troppo non sapeste di amaro formereste ora i suoi fiumi.
In alto la penombra si dirada, agitata dai veli della luce.
Ma questa luce è un modo del distruggersi … Manda luce chi perde la sua vita.
Abd al-Jabbār ibn Muhammad ibn Hamdīs -(Noto 1056- Maiorca 1133)
Così, già nell’ XI secolo, il poeta Muhammad ibn Hamdīs celebrava il ricordo della sua terra di Noto, quella luce siciliana che, costretto all’esilio, non avrebbe più rivisto fino alla morte.
In una romantica e tagliente somiglianza consonantica, due parole convivono nella trattazione letteraria, da Pirandello a Camilleri, passando per autori che della Sicilia hanno parlato pur non essendo siciliani: ESULE ed ISOLA.
Traiettorie ineluttabili che sottolineano la solitudine e il modo, infinitamente vivo, d’essere della Sicilia e dei siciliani. La storia di una terra da sempre celebrata nell’eterna e ossimorica lotta tra l’amore per la vita e la rassegnazione …
L’esule trova, d’altronde, il metodo per convivere con le sue origini e la malinconia di una preziosa “appartenenza strappata”.
E nel segno della insularità dell’anima e del motivo che spinge il siciliano ad essere “quello che è”, Andrea Camilleri dice: “Esistono realtà che assomigliano vagamente alla luna: come nel caso del nostro satellite, ci sarà sempre una faccia pronta a celarci il suo volto, un frammento di comprensione così sfuggente da risultare inattingibile, una scintilla di sentimento soffocata dalla polvere di chi non sa immedesimarsi. La Sicilia rappresenta pienamente una di queste lune, almeno per chi non ci è nato o cresciuto. È una patria di mi-stero ancestrale, aperta al mondo e al tempo stesso riparata nella tana della sua irriducibile e inconfondibile identità. Un’identità capace sì di sfiorare lo straniero fino a concedergli l’illusione dell’illumina-zione, ma anche di confonderlo.” .
Il segreto della vicinanza della Sicilia al nostro animo è la fatica di questa terra: quella di una storia claudicante ma sempre proiettata in avanti.
Il segreto della vicinanza della Sicilia al nostro animo è la fatica di questa terra: quella di una storia claudicante ma sempre proiettata in avanti.
Lapidaria e visionaria al contempo, la frase che Pirandello pronunciò in occasione della morte di Giovanni Verga: altro siciliano che tra il ventennio milanese e il soggiorno fiorentino, di allontanamento dall’Isola ne seppe qualcosa.
Il nobel di Girgenti così sentenziò: “Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso.”
Negli spunti dei grandi intellettuali citati dobbiamo cogliere le grandi intuizioni e i messaggi chiari che ci hanno lasciato, come fossero insegnamenti e, per i posteri, suggerimenti.
Perché per quanti difetti possa avere, per quante delusioni ci abbia riservato e ci stia ancora tenendo nascoste, non vorremmo che il suo nucleo più primordiale cambiasse di una virgola.
E amare senza nessun altro fine vuol dire proteggere e farla splendere più di quanto la sua luce immortale già faccia.