Conosciuto per caso. Un caso meraviglioso oserei dire. In lui ho trovato amore e passione per la scrittura, per la lettura, per la vita, per i libri. Cesare, un uomo che ha saputo avere coraggio nonostante tutti lo disincentivassero. Lui ha scelto di seguire la sua vera vocazione. Il suo sogno. Oggi con determinazione Cesare [per gli amici – come me – “CE”] è un esempio di costanza e di impegno. Non è un sognatore. È un uomo concreto che guarda “faccia a faccia” il presente fatto di una quotidianità complessa, in cui l’omologazione e le raccomandazioni tendono a prevalere. Io credo in Cesare e nel suo essere scrittore.
Lui, è uno scrittore.
Lui è Cesare Diligenti.
[sosteniamo il progetto di Cesare – Sette piccoli amici]
A voi con emozione sottopongo la sua testimonianza…
Quante volte vi è capitato di pensare “mollo tutto, e faccio ciò che amo veramente”, ma poi non ve la siete sentita? Oppure quante volte vi è capitato di sentir pronunciare la frase: «Ora mollo tutto e vado in Giamaica ad aprire un chiringuito»?
Tante, vero?
È la stessa cosa che è successa a me … Anche se non sono dovuto andare dall’altra parte del globo per realizzare i miei desideri. Perché, con una penna in mano, posso essere chiunque voglia. E ovunque voglia.
Un giorno, come tanti, ho deciso che la vita è troppo breve per fare qualcosa che non amo. E perciò ho lasciato tutto per iniziare a scrivere.
O meglio, tornare a scrivere.
Sì, perché, per onore di cronaca, io scrivevo già quando avevo 17/18 anni. Anche se poi ho accantonato questa mia passione (nel vero significato della parola) per inseguire desideri non miei ma dettati dalla società. Dai familiari. Da chiunque non fossi io.
A 17 anni, infatti, giravo con un paio di pantaloni su cui avevo trascritto una mia riflessione (cosa che, a dire il vero, piaceva molto alle ragazze), inconsapevole che quella fosse la mia vera natura. E così, per molto tempo, ho dismesso i miei abiti per indossare una maschera in nome del buon senso. Anche se, in realtà, di buon senso non ce n’era in quell’azione.
Ma poi, per fortuna mia, la vita mi ha ricondotto nel punto in cui mi ero smarrito.
E ora eccomi qui, che inseguo i miei sogni come il diciassettenne che ero.
Come tutto è iniziato, è una magia: una telefonata, un’idea che si concretizza, e il cuore che mi si riempie di nuovo di gioia. In seguito sono arrivate le prime soddisfazioni: concorsi vinti, racconti inseriti in raccolte, interviste in radio e giornali o tv locali.
E l’inizio del primo romanzo.
Anche se, a dirla tutta, non è tutto rose e fiori.
Perché, devo ammetterlo, ora sono uno squattrinato che si arrabatta.
Certo, il mio lavoro precedente mi dava sicurezze economiche, ma mi stavo spegnendo. Anche se, ogni giorno, c’è qualcuno che mi consiglia di riprendere la mia vecchia occupazione, di tornare con i “piedi per terra”, e smetterla di inseguire un sogno siccome ho quasi 40 anni.
Ma io non li ascolto certi consigli. E, anzi, mi caricano ancor di più.
Sebbene il vero motivo per cui scrivo, malgrado per molti sia un pazzo, è l’esigenza di proclamare agli altri che non siamo soli. Perché, sebbene nella solitudine io trovi l’ispirazione, scrivendo provo a fuggire da lei.
Poiché io scrivo con il desiderio che chi mi legge provi ciò che sento io leggendo i grandi autori, i quali mi dimostrano che non sono solo; che c’è stato qualcuno, prima di me, che si è fatto le stesse domande che ora mi faccio io.
Anche se ho dubitato, a volte.
Come capita dubiti ancora, di riuscire a realizzare questo mio sogno.
Ma per fortuna, ogni tanto, in risposa alle mie preghiere arrivano certi commenti: come la sera in cui, una persona che non conosco personalmente, mi ha scritto su Facebook, leggendo una mia frase, che non credeva che qualcuno potesse esprimere così bene quanto stava provando lei.
E allora ho capito.
Ero sulla strada giusta.
Perciò, o diventerò uno scrittore. O morirò provandoci.
Perché piuttosto che vivere in un mondo senza sogni, riscriverò il mio mondo: il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (E. Roosvelt)
Dunque, io non so cosa il futuro mi prospetti, dato che (come ho scritto nel mio primo romanzo: “Ombra bella notte”) il futuro è geloso dei suoi segreti; ma mi sento di dare un consiglio a chiunque sia arrivato fin qui a leggere: la vita è un dono, ed è troppo breve per sprecarla.
Non lasciate che le paure degli altri si proiettino su di voi.
Vivete la vita. E fatelo intensamente.
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